...fermarsi ogni tanto sulle rive di questo mare che è la vita a narrare quello che vedo tra le onde...

26 gennaio 2014

Com-x: RatMan 100

Come passa il tempo: sembra ieri che leggevo su una fanzine autopubblicata (la storica Made in USA) le buffe parodie di supereroi con la faccia a muso di scimmia, che già il più riuscito di loro ha pubblicato il centesimo numero della sua rivista, e pure a cadenza bimestrale...
Ebbene si, RatMan ha raggiunto lo storico traguardo del numero 100, una tappa importante nel cammino di una rivista, specialmente tenendo conto che è bimestrale (vale il doppio come anniversario?). Partita come rivista a se stante alla fine degli anni '90, riproponendo all'inizio storie già pubblicate autonomamente per passare quasi subito a produzioni nuove, il fumetto si pone come un caso quasi unico nel panorama editoriale, riuscendo ad andare avanti con cadenza regolare nel tempo con un successo crescente e con una qualità sempre abbastanza elevata tutto per mano di un solo autore, Leonardo (Leo) Ortolani.
Di questa rivista ne ho già parlato altre volte, e devo dire che è una di quelle che ho sempre letto con piacere. Però, come è arrivato questo eroe al numero 100, e come andrà avanti? Bisogna premettere innanzi tutto una cosa: il suo autore dichiarò, all'inizio delle pubblicazioni, che la serie si sarebbe conclusa proprio col centesimo numero, che per questo assume un significato ancora più grande. Certo la rivista non è arrivata molto bene a questo traguardo: bisogna dire che l'autore ha sicuramente perso molto smalto rispetto agli esordi, forse per un carico di lavoro (tra rivista, numeri speciali, extra ed altri impegni) troppo elevato, anche se le idee che mette in campo normalmente sono sempre tante e di qualità (quello che inserisce Ortolani in un numero molti fumetti non riescono a tirarlo fuori n un anno intero di pubblicazioni). Sembra soprattutto che il fumetto abbia perso lo smalto fulminante degli inizi, l'autore si lancia spesso in saghe lunghe diversi numeri che non sono molto adatte a questo tipo di fumetto (e che forse non riescono nemmeno bene ad Ortolani come costruzione), mentre si sono rarefatte le parodie spesso brevi degli inizi, che sono sempre state la cosa migliore della rivista. Ho la netta impressione che nel tentativo di costruire una continuity congruente del personaggio si sia solo fatta confusione, facendo andare via quella sensazione di divertente follia che pervadeva il fumetto, permettendo così di spaziare tra generi ed ambientazioni le più diverse allo scopo di divertire e di prendere in giro tutti i vari miti e mode senza freno. Anche il ciclo di storie che ha portato a questo numero si colloca nel contesto di dare una spiegazione generale al mondo descritto nel fumetto, con risultati mediocri per la serie (che non vuol dire che siano mediocri in assoluto, anzi, ma quando ti abitui al meglio...).
Nota particolare alla storia del numero 100 in se stessa, che si svolge in un ambiente di metafumetto, con l'autore stesso protagonista con (o meglio sopra) i suoi personaggi, e che cerca di dare una spiegazione al perché la serie prosegue (menzione migliore al viaggio nel tempo alla prima convention da autore). Un numero da non perdere per gli appassionati, con un Ortolani quasi nella forma migliore, anche se forse per chi non ha mai letto il fumetto molti dei riferimenti non saranno capibili.

Comunque, l'augurio è di rigore: Altri 100 di Questi Numeri!

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21 gennaio 2014

Quasi nemici

L’altra sera ho visto per la prima volta il DVD del film “Quasi amici” (trovate qui la scheda del film sull’IMDB, qui invece una recensione critica). So che il film ha avuto successo qualche anno fa, e dovrei fare un mea culpa per non averlo guardato prima, ma il tempo per questi divertimenti è poco (e di solito dedicato a film più mirati verso i bimbi), anche se devo dire che mi è piaciuto molto. In coda alla visione mi è però venuta da fare una riflessione, stimolata forse da un brutto articolo di Wired che avevo letto un paio di giorni prima.
Il film, per chi non lo conosce, narra la storia di un tetraplegico bianco e ricco bloccato su di una sedia a rotelle e di un “badante” di colore proveniente da un ambiente degradato che insieme riescono a (ri)trovare una maniera di vita meno isolata dal guscio in cui si trovano, il tutto con un tono di commedia. Il film è simpatico, tratta argomenti seri e gravi con lievità ma senza leggerezza (e su questo versante mi ha ricordato “La vita è bella” di Benigni). Mi sono ritrovato a pensare che un film su di un argomento del genere qui in Italia avrebbe sicuramente preso un’altra direzione: invece di far percorrere ai protagonisti una strada di rinnovamento e di riapertura alla vita, si sarebbe scelto di mettere sul piatto la scelta opposta di come far terminare una vita che apparentemente non offre più niente al protagonista tetraplegico.
Se ci pensiamo bene il dibatto che ogni tanto si riaccende su questi argomenti tira fuori sempre il discorso dell’eutanasia, cioè della possibilità di far terminare la vita a chi è in condizioni gravi per malattia o handicap, invece di proporre cosa si può fare per aiutare queste persone a proseguire il proprio cammino senza dolore e con uno scopo od una prospettiva. Si preferisce dare alle persone una scelta di morte e di annullamento, piuttosto che la possibilità di ritrovare un senso ed una dignità della propria esistenza, anche se ha di fronte la prospettiva di una breve durata oppure non sembra avere alcun significato. Si scegliere di essere “quasi nemici” invece che “quasi amici” di chi è in difficoltà (specialmente se grosse), pensando così di aiutarli oppure per tacitarsi la coscienza ritenendo di avergli fatto un favore. Dovremo invece imparare da chi ha provato ad aiutare persone come queste, facendogli ritrovare un calore umano, invece de freddo abbraccio della morte in solitudine. Mi viene in mente madre Teresa di Calcutta (che potrebbe esserci di esempio in moltissimi casi), che aiutava gli ultimi ed i diseredati nelle citta dell’India, curandoli ed assistendoli anche quando erano in punto di morte. Uno di questi, prima della fine, gli chiese: “Io ho vissuto come un animale, perché adesso mi vuoi far morire da uomo?”

1 gennaio 2014

Quattro anni di blog

Inizia questo nuovo anno e con il capodanno celebro anche il quarto anniversario di questo blog.
Anche quest'anno gli impegni che ho non mi hanno consentito di fare tutti i post che volevo, anche mettendoci da parte mia il massimo sforzo, per commentare le notizie che trovo e per esprimere le mie opinioni. Ciò nonostante  le visite a queste pagine continuano ad esserci, molte da parte di lettori che si sono affezionati a quello che scrivo. Voglio quindi cogliere ancora una volta l'occasione per ringraziare tutti quelli che mi hanno letto, sia quelli che lo hanno fatto casualmente che quelli che mi seguono con regolarità
Come curiosità voglio segnalare quali sono gli articoli e le rubriche più lette:
  1. al primo posto ci sono le "Giapponeserie", quegli articoli scherzosi che scrivo sulle curiosità strambe dal Giappone. In particolare il post più letto in assoluto del blog è quello relativo al "raddrizza-naso";
  2. subito dopo troviamo i piccoli reportage che faccio quando vado alle fiere del fumetto, in particolare a Lucca Comics and Games. Sembra che le mie descrizioni, e soprattutto le foto che faccio, piacciano;
  3. poi troviamo come numero di visualizzazioni gli articoli più di riflessione su temi personali, sociali e religiosi. I più letti in assoluto sono quelli su "L'ascolto nella coppia" e "Religione e superstizione";
  4. a seguire si collocano gli articoli su quanti volantini pubblicitari ci ritroviamo nella cassetta della posta. Devo dire che avevo cominciato a misurarli quasi per scherzo, e non pensavo proprio che ci fosse molta gente interessata;
Pensavo invece che avessero più successo le mini-rubriche che tengo sulle strisce internet, sui podcast e sui fumetti. Forse le devo curare un po' di più, che ne dite?

Per finire, non resta che augurare a tutti:

BUON ANNO!

Che il 2014 sia per tutti voi il miglior anno che ci possa essere!