...fermarsi ogni tanto sulle rive di questo mare che è la vita a narrare quello che vedo tra le onde...

28 ottobre 2015

Com-X: Morgan Lost



La Sergio Bonelli Editore continua, come fa da qualche anno, a proporre novità a spron battuto. Alla media di un paio di riviste nuove all’anno, siamo serie tradizionali, miniserie oppure serie antologiche. In questo 2015 l’unica novità proposta è un fumetto molto particolare, sia come veste grafica che come ambientazione: Morgan Lost
La serie, nata dalla fantasia di Claudio Chiaverotti, già autore delle avventure di Brendon (serie che uscì sempre per Boneli una ventina di anni fa e che allora non mi colpì più di tanto) e sceneggiatore di Dylan Dog, è un particolare incrocio tra horror urbano e fantascienza ucronica. Sin dalla copertina, fuori dai tradizionali canoni bonelliani, possiamo vedere la connotazione della serie, con un taglio decisamente verso il thriller dato dalla (non a caso) dominante grafica rossa. Ma come è il risultato finale?

Cominciamo prima di tutto ad esaminare l’ambientazione, molto particolare (e si vede anche molto curata in fase di sviluppo della serie). Le vicende si svolgono in un mondo similare al nostro, in una metropoli nordamericana negli anni ’50 del secolo scorso, New Heliopolis, ma su di un piano temporale differente, con una tecnologia in alcuni settori più avanzata della nostra (es. telefoni cellulari) ed un’influenza nella parte architettonica (e non solo) della civiltà antico egizia. Il tutto immerso in un’atmosfera cupa ed opprimente, con giganteschi schermi che trasmettono intensivamente notiziari sui serial killer ed altre amenità del genere.
In questo ambiante si muove il protagonista, Morgan Lost, cacciatore di serial killer, con una storia molto particolare alle spalle, storia che si svela in parte nel primo numero (ed anche poi nel secondo, che col primo formerà un unico racconto), e che porta i segni in volto (letteralmente, ha una maschera tatuata intorno agli occhi) delle sofferenze patite che lo hanno trasformato nella persona che è adesso. Isolato per sua scelta dagli altri, vive nella cella dell'orologio in cima ad una torre, in una specie di loft arredato con un sacco di richiami a film del passato. Proprio la cinefila risulta un tratto distintivo del personaggio (usa la conoscenza di uno di essi per risalire ad un serial killer cui da la caccia), e non stupisce che uno dei comprimari, insieme al classico gruppo dei cacciatori di taglie che fanno il suo stesso mestiere, sia proprio il proprietario di un piccolo cinema che l'ha rilevato proprio dal protagonista.
Purtroppo a questa cura dell’ambientazione non corrisponde una pari cura della sceneggiatura, non tanto dal punto di vista della trama, ben sviluppata ed accattivante, quanto dalla caratterizzazione dei personaggi. Il protagonista risulta ben definito nelle sue caratteristiche e nelle sue particolarità, come il fatto di essere daltonico e di vedere tutto in bianco, nero e rosso oppure di avere una maschera tatuata intorno agli occhi come conseguenza di ciò che lo ha fatto diventare un cacciatore di serial killer (e non svelo di più per non fare spoiler), ma non coinvolge il lettore empaticamente, non riuscendo mai a scatenare nel lettore quell’identificazione con il personaggio tipica delle serie ben costruite. Promettano forse molto di più i coprotagonisti, anche se in questo numero sono solo accennati e non approfonditi, mentre gli antagonisti, anche se protagonisti della copertina del primo numero insieme a Morgan Lost, risultano per adesso poco definiti ed ancora nebulosi, anche se si capisce di dare loro una caratterizzazione più approfondita nel proseguo della serie.
Molto curato risulta il progetto grafico, che si presenta in una modalità inedita per questo tip di albo. Proseguendo la sperimentazione degli albi a colore già intrapresa da qualche tempo, la Bonelli realizza un tipo di colorazione in tricromia inconsueta. L'albo infatti non è solo nel canonico B/N, ma a d essi aggiunge il colore rosso. Questa scelta grafica si riallaccia al piano narrativo della serie nel fatto che il protagonista è daltonico, e quindi la rappresentazione dei disegni vorrebbe essere fedele a quanto da lui percepito, E' evidente, dato anche lo spirito virato verso il thriller della serie, il richiamo al fumetto di Sin City, pur senza i colori netti di questo. Li il rosso erano sopratutto macchie di colore che evidenziavano alcuni particolari, qui invece il colore è pervasivo, probabilmente sin troppo, tanto che a volte da quasi fastidio e mi sono ritrovato a preferire che fosse nel canonico B/N. Comunque la cura della parte grafica è ottima, quasi a livello maniacale, ed i disegni di Michele Rubini riescono ottimamente a dare il senso dell'atmosfera che pervade la serie.
Personalmente, pur apprezzando la grande cura immessa sul piano editoriale in questa serie, sia per la parte grafica che in quella di sceneggiatura, ho trovato il risultato finale non troppo attrattivo. Se la grafica è ben rappresentativa del percorso che si vuole far fare al lettore, la sceneggiatura non riesce, almeno in questo primo numero, a coinvolgere completamente chi segue la vicenda, lasciando un senso di distacco emozionale dal protagonista e non ottenendo un’identificazione emotiva con lo stesso. Se non diventerà più coinvolgente nel proseguo della serie temo che non meriterà il proseguire la lettura della serie. Diciamo che è il giudizio, per adesso non del tutto positivo, è rimandato ai prossimi numeri…
In conclusione, consigliato solo a chi apprezza un mix tra thriller ed horror urbano, od anche una fantascienza di tipo ucronico molto cupa. Da provare con cautela per gli altri. Siete d’accordo?
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