...fermarsi ogni tanto sulle rive di questo mare che è la vita a narrare quello che vedo tra le onde...

22 maggio 2013

Una catervata di Topolini

Esce oggi in edicola (anche se grazie alle poste con l’abbonamento mi arriverà solo tra qualche giorno...) il tremillesimo numero di Topolino. Per una rivista, 3.000 numeri sono veramente tanti, ma anche per un lettore sono un grande impegno. Non so se esista qualcuno che è riuscito a leggerli tutti, ma chi come me è da un po’ negli “...‘anta” ci va sicuramente vicino. Per un settimanale, 3.000 numeri equivalgono a quasi sessant’anni di permanenza in edicola, e la storia di questo giornalino è anche più lunga. 

Personalmente mi ricordo di quando, da piccolo, uscì il numero 1.000: sembrava già un traguardo eccezionale! E da allora penso di averne letto o sfogliato la maggior parte, da bambino come lettore appassionato e da grande con la scusa di farli leggere ai figli...
Comunque per un qualsiasi appassionato di fumetti il giornalino di Topolino è sempre stata una base di partenza, ed una sicurezza su quel che ci si trovava all'interno: spesso le storie sono opera di grandi maestri del fumetto, sia come sceneggiature che come disegno, sia che siano della scuola disneyana che provengano da altre esperienze.
Quindi, un augurio di buona lettura a tutti: io ritorno ad immergermi in queste fantasie disegnate...

15 maggio 2013

Continua la caccia al 5x1000

Anche quest’anno, come al solito di questo periodo, si è scatenata quella che avevo già definito “la caccia al 5x1000”, cioè la richiesta, da parte di molte associazioni, di far destinare a loro la quota che la legge prevede vada per finalità sociali delle tasse che noi cittadini paghiamo.
In effetti, data la crisi economica che ci sta attanagliando, è facile capire che le donazioni verso gli enti benefici e le associazioni caritatevoli, culturali, sportive e simili siano molto calate in questi ultimi anni, e questa quota derivata dalle tasse è una fonte di introiti che, non costando niente ai cittadini, è sicuramente utile per riuscire a portare avanti le proprie finalità.  
Rispetto agli scorsi anni, mi sembra che  oggi la competizione si sia fatta però più agguerrita. Mai come in questi giorni ho notato spot alla tv, sui giornali e soprattutto alla radio, evidentemente percepita come mezzo per raggiungere un vasto pubblico a costi bassi. Anche sui vari social network, specialmente su Twitter, noto un gran fermento di richieste di donazione della quota alle più disparate associazioni.
Per parte mia, io anche quest’anno devolverò la mia quota a favore dell’associazione "noI per L'AfRIcA e il mondo", di cui ho già scritto in passato, che porta avanti le opere di Suor Ilaria,  perché so che lavorano seriamente e che i soldi che vanno a loro sono soldi che effettivamente sono usati per fare del bene a chi, in altre parti del mondo, ha davvero bisogno. Invito tutti voi che mi leggete ad andare sul sito dell’associazione per controllare quello che fanno, ed a devolvere a loro, indicando il codice 930591000508 nello spazio sulla dichiarazione dei redditi. Non costa nulla ma fa davvero molto.

1 maggio 2013

1° maggio: lavorare per festeggiare davvero

Ho già detto tempo fa la mia impressione sulla festa del 1° maggio: per me questa è diventata la festa dal lavoro, perdendo il senso che poteva averla caratterizzata. Ed in questo senso sono da leggere le polemiche che ci sono state in questi giorni sul fatto se tenere aperti o no i negozi in questa occasione.
Riflettendoci bene, dato anche il periodo che stiamo passando, con questa crisi che ha tolto il lavoro a tanta gente, mi è venuta in mente una proposta per dare un senso reale e concreto a questa giornata: chi come me lavora, invece di fare un giorno di vacanza, può fare un giorno di lavoro il cui ricavato possiamo dedicare agli altri, a chi un lavoro non lo ha, perché lo ha perso o non riesce a trovarlo, oppure a chi è in difficoltà.
Se ci pensiamo bene lo spirito che anima questa giornata (io di chiamarla festa non me la sento molto) dovrebbe essere quello della solidarietà tra lavoratori, tra chi può lavorare e chi invece non è in condizione di farlo. E quale miglior solidarietà di quella che consente di darci realmente una mano? Immagino già che una proposta del genere susciterebbe polemiche a non finire se fosse fatta seriamente, da chi lamenterebbe la perdita dei valori del lavoro (come se fare festa li esaltasse) a chi direbbe che la mancanza delle persone che vanno a giro deprimerebbe l'economia. Ma se siamo in crisi, se si dice che dovremmo lavorare di più, questa sarebbe davvero una bella occasione per darsi da fare a migliorare lo stato economico della società e contemporaneamente di aiutare chi ha bisogno. Cosa ne pensate?