Una delle peculiarità di vivere in periferia di una piccola cittadina, al
confine con la campagna, in una casa con un (piccolo) giardino, è che ti puoi
trovare faccia a faccia con un qualche animale. E non sto parlando dei miei
gatti odi quelli dei vicini che circolano liberamente nei vari giardini, ne dei
cani che vengono portati a passeggio dei loro proprietari, e nemmeno d piccioni
od uccellini che svolazzano in giro. Ci possono essere degli incontri con
animali selvatici che capitano in giro in cerca di cibo, posti adatti per un
nido od una tana o perché si sperdono. Per esempio, lo scorso anno ho avuto la ventura
di avere una famiglia di ricci che ha fatto i cuccioli nello stanzino della
caldaia, complice lo sportello di sfiato nella porta sempre spalancato.
Perciò mi ha meravigliato sino ad un certo punto l’aver trovato in terra
dietro casa una piccola pallina di piume grigie con due occhietti gialli e
vispi che mi guardava un po’ spaventata.
Li per li non si capiva bene di cosa si trattasse, ma osservandola meglio ho capito che era un pulcino di rapace, evidentemente caduto dal nido che si stava cercando di nascondere: e ne aveva motivo, poiché era già stato puntato da uno dei miei gatti. Allontanato il micio in versione predatore, ci siamo dedicati al piccolo rapace. Sembrava a posto, così sono stato attento a non prenderlo (per non contaminarlo col mio odore ed evitare che i genitori non lo riconoscessero) e abbiamo chiamato una nostra amica che è impegnata nelle associazioni animaliste. Tramite lei abbiamo perso contatto con WWF e Lipu locali, che ci hanno dato indicazioni:
Li per li non si capiva bene di cosa si trattasse, ma osservandola meglio ho capito che era un pulcino di rapace, evidentemente caduto dal nido che si stava cercando di nascondere: e ne aveva motivo, poiché era già stato puntato da uno dei miei gatti. Allontanato il micio in versione predatore, ci siamo dedicati al piccolo rapace. Sembrava a posto, così sono stato attento a non prenderlo (per non contaminarlo col mio odore ed evitare che i genitori non lo riconoscessero) e abbiamo chiamato una nostra amica che è impegnata nelle associazioni animaliste. Tramite lei abbiamo perso contatto con WWF e Lipu locali, che ci hanno dato indicazioni:
- lo potevamo prendere, dato che i rapaci notturni non accudiscono più i
piccoli che sono caduti dal nido;
- dovevamo cercare di darle da mangiare, se ci riuscivamo, cosa spesso
non semplice;
- il giorno dopo potevamo portarla ad una loro sede, che avrebbe pensato
a mandarla in un centro specializzato.
Quindi abbiamo preso delicatamente la piccola civetta, l’abbiamo portata
in casa ed abbiamo cominciato a cercare di coccolarla. Al di la del suo ovvio
spavento, darle da mangiare non è stato assolutamente un problema: la piccola
era affamata e bisognava stare attenti alle dita, dato che mordeva pure quelle.
Data la sua aggressività gli abbiamo dato il nome di “Attila”, molto azzeccato…
Comunque ha gradito la carne che le davamo, sempre meno spaventata e più
spavalda. Il giorno dopo, dopo una dormita dentro un’ampia scatola ben foderata
di carta (in cui ha lasciato i suoi ricordini…) ed una succulenta colazione (a
base di carne e beccate alle dita) è stata accompagnata alla sezione della Lipu
più vicina, i quali l’hanno presa in custodia per portarla ad un centro di
accoglienza per rapaci, dove sarà cresciuta per essere rimessa in libertà una
volta adulta ed in grado di badare a se stessa, probabilmente in una zona dove
questi animali scarseggiano è c’è necessità di ripopolarli.
Certo, la piccola civetta ci mancherà, ma speriamo che riesca a vivere una vita felice nel suo ambiente; e con lei tutti i suoi compagni di avventura, animali persi e trovati da chi se ne prende cura. Ciao Attila, buon volo!
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