...fermarsi ogni tanto sulle rive di questo mare che è la vita a narrare quello che vedo tra le onde...

24 febbraio 2013

Da Wired a Unplugged

Sono abbonato a Wired edizione italiana, la principale rivista di cultura geek in Italia, sin dalla sua prima uscita, cioè da quattro anni. E di questa rivista ne ho parlato già altre volte su questo blog.
Adesso però, con la scadenza dell'abbonamento, ho deciso di non rinnovarlo più, per due ragioni principali: una pratica ed una di sostanza.
La prima è la disperazione che mi prende quando arriva la rivista (se arriva): grazie alle poste infatti viene recapitata con molto ritardo, ed un paio di volte addirittura non è arrivata. Ultimamente è diventato usuale che arrivi quando in edicola è già uscito il numero seguente: se vi sembra che sia questa la maniera migliore per godersela...
La seconda è che la rivista è oggettivamente peggiorata qualitativamente. Quando cominciò ad uscire in edicola, quattro anni fa, era quasi sicuramente la miglior rivista italiana. Ottimi articoli, argomenti interessanti, buonissimi commenti. Da poco meno di due anni, invece, complice probabilmente il cambio di direttore, la rivista è andata progressivamente in calando. Alcuni buoni articolisti non ci sono più, alcune tra le migliori rubriche svanite, ingressi tra i collaboratori di firme i cui contributi non sono certo meritevoli. Un paio di esempi: tra le rubriche fisse c'è quella di una blogger il cui unico scopo nella vita è quello di fare più sesso possibile: che cosa c'entra con la cultura geek? Ed il pezzo di chiusura della rivista viene affidato a Niccolò Ammaniti, sicuramente uno scrittore abbastanza famoso, ma il cui pezzo migliore è stato quello in cui ha raccontato di quando, credendo in una bufala che gira su internet, per riparare la playstation l'ha fusa dentro il forno (insieme alle lasagne)....
Si è perso, in altre parole, quell'effetto "WOW" che si trovava all'interno dei primi numeri, e che ti faceva venire voglia, appena finito di leggere un numero, che uscisse quello nuovo. Anche l'allontanamento, a mio parere, da un ambito più geek per andare verso un discorso più di facile accettazione (fare un numero sulle migliori app per cellulare te lo aspetti da riviste molto più terra terra) ha contribuito al declino della rivista. Intendiamoci, è sempre un ottimo giornale, ma non è più quello di prima, e non mi sembra più che valga la pena di esserci abbonato. Spero di sbagliarmi e che presto ritorni in vetta, ma sino ad allora, invece che Wired, diventerò Unplugged.

13 febbraio 2013

Veglia per le Ceneri

Quest'anno mi è stato chiesto di realizzare una guida per la veglia di preghiera che si tiene nella mia parrocchia il mercoledì delle ceneri. Dato che la cosa mi sembra interessante, ho pensato di pubblicare qui quanto preparato per questa veglia, sperando che sia utile anche a voi.
Il materiale preparato lo trovate qui (dato che blogger non supporta la condivisione di file), mentre di seguito trovate il video con una riflessione di Don Tonino Bello che facciamo vedere durante la veglia:



Ovviamente anche questa piccola guida è sotto licenza Cretive Commons (CC BY-SA, anche senza l'attribuzione come autore), liberamente copiabile e modificabile, come del resto tutti i contenuti che ho realizzato per il blog (salvo dove non è altrimenti specificato). Sperando che la cosa sia piaciuta, auguro a tutti che questa quaresima vi porti la possibilità di riflettere sulla vita e che vi prepari alla S. Pasqua.

11 febbraio 2013

Dal sarto alla catena

Nello scorso numero di Julia, un fumetto giallo (cartaceo) tra i miei preferiti, un personaggio esponeva una situazione che mi ha fatto riflettere. Questo personaggio (secondario nella serie) è un esperto di computer, ed era disoccupato perché aveva un piccolo negozio: qualche hanno prima lavorava, ma adesso ha chiuso perché i computer si comprano solo assemblati.
In effetti mi sono reso conto che è proprio così. Io sono abbastanza vecchio su con l'età per ricordare i primi tempi di quando si è diffusa la mania del computer, negli anni '80. Allora i PC preconfezionati erano pochi, a parte i prodotti piccoli (i cosiddetti home computer), e chi voleva un qualche PC se lo faceva assemblare partendo da componenti base. Piano piano si son diffusi quelli preassemblati, ma ancora all'inizio degli anni 2000 c'erano un sacco di negozi che preparavano i PC per gli appassionati. Adesso invece, complice anche il cambiamento di tipologia degli apparecchi informatici, i PC si comprano già pronti, e sono pochi i negozi che fanno assemblaggio, la maggior parte si limita a rivendere preassemblati già pronti. Questo è dovuto anche al fatto che le persone si rivolgono di più verso portatili e tablet, che si trovano solo già pronti, piuttosto che ai computer desktop, oggi relegato quasi solo agli uffici ed agli "smanettoni".
Mi sembra che si sia fatto un passaggio come quello che nella moda è stato dal sarto che preparava i vestiti su misura ad ogni cliente alle catene di abbigliamento preconfezionato. Solo che, mentre nel campo dell'abbigliamento ci sono voluti molti decenni, quì ci abbiamo messo solo tre o quattro lustri. Sarà forse il segno della rapdità con cui cambiano i costumi e le abitudini al giorno d'oggi? Certo è che mi è venuta un po' di nostalgia di quando, da universitario, mettevo insieme qualche soldo prendendo computer usati e riassemblandoli per poi rivenderli...