Mentre non si placano le polemiche sulla possibilità di aprire i negozi per la giornata del Primo Maggio e a Roma si tiene il classico concertone, mi domando che senso abbia la festa del lavoro.
Intendiamoci, io sono già molti anni che lavoro professionalmente, e conosco la fatica che si ha lavorando (e, avendo un lavoro d'ufficio, so che la fatica che faccio io non è certo quella che può fare un operaio in fabbrica), ma proprio per questo non considero il lavoro come un valore. Per me il lavoro è una necessità, data dal fatto che ciascuno necessita di procurarsi le risorse per vivere. Un lavoro può essere valorizzante se consente non solo di guadagnare, ma se permette di creare qualcosa di più del semplice valore economico. Un artista, un creativo, chi scrive programmi o mette in condivisione le sue creazioni, sono queste le persone fanno un lavoro che vale qualcosa di per se stesso, come chi lavora per aiutare gli altri a migliorare. Ma se sentiamo che fa queste cose, vediamo che raramente sono fatte come lavoro, spesso sono portate avanti nel tempo libero, come passione o come hobby, e chi ha la fortuna di farlo professionalmente si sente sempre dire che "quello per lui non è un lavoro".
Insomma, bisogna distinguere tra lavoro necessario, quello per vivere, e lavoro creativo, che da soddisfazione. Solo quest'ultimo può essere visto come valore, ma è solitamente troppo raro per poterlo mettere ad esempio per tutti. Se poi facciamo caso che la maggioranza della gente vive questa festa non come un momento di riflessione su ciò che fa o per portare avanti degli ideali sul lavoro e sul suo ruolo nella società, ma che è solo un giorno di vacanza utile per fare la classica "scampagnata", possiamo certamente dire che il Primo Maggio è diventata la "Festa DAL Lavoro". E quindi, che senso ha celebrarla ancora? Voi che ne pensate?
Nessun commento:
Posta un commento