A margine della manovra finanziaria che sta interessando il nostro paese, e che sta colpendo un po' tutti nel portafoglio, si è sviluppata una polemica, a mio avviso pretestuosa, sull'esenzione della Chiesa Cattolica dal pagamento dell'ICI e su alttri privilegi fiscali. Ma le cose stanno veramente così?
In realtà la cosa non risulta molto corretta. I sacerdoti pagano le tasse, come fanno i lavoratori dipendenti, sullo stipendio che ricevano dall'Istituto per il Sostentamento del Clero. Per quanto riguarda l'ICI, la legge prevede l'esenzione per tutti gli enti di beneficenza ed istruzione, non solo quelli religiosi (di qualsiasi religione) ma anche per quelli laici. Quindi per le attività commerciali pagano l'ICI anche gli enti religiosi (e perciò anche quelli della Chiesa Cattolica), ed un regime fiscale agevolato è dato non solo a tutte le religioni che hanno un "accordo" (non mi viene adesso il termine corretto) con lo Stato Italiano, ma anche a scuole private od agli enti non religiosi che svolgono attività di assistenza ai più bisognosi.
In realtà la cosa non risulta molto corretta. I sacerdoti pagano le tasse, come fanno i lavoratori dipendenti, sullo stipendio che ricevano dall'Istituto per il Sostentamento del Clero. Per quanto riguarda l'ICI, la legge prevede l'esenzione per tutti gli enti di beneficenza ed istruzione, non solo quelli religiosi (di qualsiasi religione) ma anche per quelli laici. Quindi per le attività commerciali pagano l'ICI anche gli enti religiosi (e perciò anche quelli della Chiesa Cattolica), ed un regime fiscale agevolato è dato non solo a tutte le religioni che hanno un "accordo" (non mi viene adesso il termine corretto) con lo Stato Italiano, ma anche a scuole private od agli enti non religiosi che svolgono attività di assistenza ai più bisognosi.
Tra l'altro si parla sempre di quanto lo Stato da alla Chiesa, ma mai di quanto la Chiesa da allo Stato e agli italiani: pensiamo ai preti che non prendono la pensione, ma sono mantenuti dal sostentamento del clero; alle attività di sostentamento dei più deboli, dei poveri, dei disagiati, degli anziani, dei malati, dei diversamente abili, ...; alle attività di istruzione e formazione dei giovani; alla cura ed al mantenimento di opere storiche ed artistiche (chiese, conventi, musei, quadri, ..., patrimonio culturale di tutti gli italiani); e così via, tutte attività di cui lo Stato Italiano si dovrebbe altrimenti fare carico, senza poi considerare quanto la Chiesa manda come aiuti ed assistenza nelle zone più povere del mondo... Facendo due conti, siamo certi che il bilancio sia in favore della Chiesa oppure quanto torna indietro agli italiani (e quindi allo Stato) è maggiore di quello che riceve?
Analisi corretta.
RispondiEliminaSoprattutto la disinformazione è una brutta bestia che il pensiero debole cavalca con grande impeto.
Dispiace tanto che il valore 'storico' della presenza cristiana in Italia venga ridotto ad un problema politico di "ICI"...
@Ben: non solo il valore storico, ma anche (e sopratutto) quello pratico e sociale.
RispondiEliminaCiao.