In questi giorni si leggono di consigli e prese di posizione sulla scuola a dozzine. Dalla proposta di vietare la Divina Commedia di Dante, accusata di essere razzista ed omofoba, all'oncologo Umberto Veronesi, che sostiene il fatto che gli animali sono uguali a noi, più volte ha ripetuto che “i primati sono nostri fratelli e sorelle.
(…) Il 99 per cento del nostro Dna è esattamente identico a quello
dello scimpanzé, e noi siamo uguali a lui per le nostre funzioni di ogni
tipo” (ma vorrei vedere uno scimpanzé comporre un'opera di Shakespeare).
Ma il top, come ben commenta il sito di Civiltà Cattolica, lo ha raggiunto su Repubblica il giornalista Carlo Petrini che, partendo dalle norme emanate dall'Unione Europea che definiscono gli animali “esseri senzienti e non più meri prodotti agricoli”, e dalle procedure di infrazioni aperte contro i paesi che utilizzano metodi di allevamento non consoni, si spinge a dire che "dobbiamo loro una vita senza maltrattamenti, dolore e paure, lasciandoli
liberi, per quanto possibile, di esprimere i loro comportamenti
naturali. Questo è ciò che si definisce ‘benessere animale’ e riguarda
l’esistenza degli animali, ma va anche detto che è legato in maniera
indissolubile a tutti gli aspetti del cibo: dalla salute alla
sostenibilità ambientale, dalla giustizia sociale alla sicurezza
alimentare”, e quindi "Il dialogo, l’informazione e l’educazione al benessere animale sono uno
strumento molto potente e la sensibilizzazione dovrebbe iniziare con i
bambini, nelle scuole”. In pratica a scuola si dovrebbe insegnare ad amare gli animali e a desiderare il loro benessere, pensando più a loro che alle persone. Va a finire che se un insegnante dirà ad uno studente "hai un cervello di gallina!" verrà redarguito non perché offende il ragazzo, ma la gallina...
Una considerazione sorge spontanea: non è che questi vogliono evitare di far dare del "cervello di gallina" alle persone perché non fanno altro che sentirselo dire di loro?
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