Leggo quasi tutti i giorni il blog di alcune parrocchie della Diocesi di Torino, ci trovo spesso delle riflessioni interessanti o dei validi spunti da seguire. Nel post di oggi mi ha particolarmente colpito: parla di Luigi, un professore di scuola media a cui piace fare il proprio lavoro di insegnante. Al di la che fare un lavoro che piace penso sia una delle cose più apprezzabili nella vita (e che auguro di cuore a tutti), mi ha impressionato il fatto che molta gente non consideri il lavoro di insegnante con il rispetto e la considerazione che merita. E pensare che si tratta delle persone che formano i nostri ragazzi, e quindi sono fondamentali per la crescita della società.
Ma sopratutto colpisce la scarsa considerazione riportata dei giovani di oggi, già disprezzati nelle loro idee e nei loro comportamenti ai tempi delle medie. Devo dire invece che sarò fortunato, ma l'esperienza che ho con i miei figli e con i loro amici mi sta confortando: vedo molti giovani, come sul dirsi, "a modo", interessati allo sport come valore di crescita e di stare insieme, al rapporto con gli altri, al loro futuro, all'amicizia vera. E penso che se ci sono alcuni che non sono così spesso la colpa è dei genitori, assenti nel rapporto con i figli o interessati solo a loro stessi, che non hanno saputo o voluto formare una famiglia nel senso pieno del termine.
In fondo ha ragione Luigi: "Io, dai ragazzi, imparo un mucchio di cose". E spesso bisognerebbe sapere imparare anche noi, dagli altri.
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